ARCOBALENI D’INCIAMPO
Dal 25 Aprile al Pride di Roma: così la Stella di Davide nel 2025 ha risvegliato contraddizioni e false coscienze tipicamente italiane anche nella sinistra e nel movimento lgbt+ di casa nostra.
Avere a che fare con la comunità ebraica non è mai cosa così facile. Si sa. Ogni volta che - sia pure da amico di Israele - mi sono trovato a confrontarmi con loro, ho trovato di fronte persone orgogliosissime, ferite dalla Storia ma resilienti e soprattutto sempre presenti ovunque vi sia una causa di libertà e di memoria da difendere. Che ti fanno i raggi X prima di accordarti la giusta fiducia. Forse - e legittimamente - ciò accade con ancora maggiore pervicacia se c’è qualcuno, come tanti italiani - di destra o di sinistra davvero poco conta - che la memoria pretenderebbero di spacchettarla, utilizzandola alla bisogna delle cause che di volta in volta si trovano a sposare. Questo gli ebrei non lo permetteranno mai. E onore al merito loro e dei loro martiri messi, non a caso, come pietre d’inciampo qua e là a svegliare le coscienze, ancora troppo spesso ipocrite e dimentiche, delle città e dei popoli europei. È certamente anche per questa triste sindrome da accerchiamento storico, sociale e non ultimo geopolitico che gli ebrei - in particolar modo gli israeliani - sono costretti a difendersi e resistere, anche attaccando. Ricomporre una diaspora stracolma di nemici eppure fondata su regole democratiche non dev’essere proprio una cosa da niente. Ma questo è Israele - che piaccia o meno - da ormai ottant’anni quasi, ovvero da quando i sopravvissuti alla Shoah hanno fatto ritorno nella Terra promessa a presidiare la patria di tutti gli ebrei che è anche l’unica vera democrazia in Medio Oriente.
Gli ebrei, però, sono anche pietra angolare nella storia dell’Italia antifascista. Dove la Brigata Ebraica è stata protagonista assieme ai Partigiani e agli eserciti Alleati nella liberazione di Roma, il 4 giugno del 1944 e poi dell’Italia intera il 25 Aprile dell’anno successivo.
Tutto ciò dopo che gli ebrei europei avevano anche condiviso con altre minoranze, come quella lgbtq+, l’atroce destino dei campi di sterminio nazisti e la persecuzione, anche in Italia, per via delle tragiche leggi razziali del ‘38. E chissà se, nelle menti delle SS di Hitler e dei vari kapò tedeschi, a prevalere, nel caso degli ebrei omosessuali, fosse la loro identità culturale-religiosa o il loro orientamento sessuale? Perché come certamente saprete gli ebrei nei lager erano marchiati con la stella gialla, mentre gli omosessuali con il terribile triangolo rosa. Accomunati da un unico destino senza ritorno.
E proprio alla tragedia dell’Olocausto-Omocausto ho pensato sabato sfilando a Roma a fianco al carro degli ebrei omosessuali. Ragazzi e ragazze, donne, uomini lgbtq+ che coraggiosamente hanno sfilato con le stelle di David a fregiare la bandiera arcobaleno dei diritti e della pace. Testimoni controcorrente della Storia. Loro sì, vere pietre d’inciampo della cattiva coscienza di una comunità lgbtq+ italiana in cui a proliferare sono solo le lettere dell’acronimo ma non il pluralismo, la libertà e la solidarietà autentica di cui una autentica comunità dovrebbe essere intramata. Una comunità che, invece, non è mai diventata davvero tale e che per sopperire a queste tristi deficienze ogni volta deve trovare un feticcio al quale attaccarsi. Prima i comunisti (dimenticando gli omofobi Stalin e Che Guevara, Mao e Pol Pot) oggi i palestinesi di Hamas. Qualcuno potrebbe parlare di sindrome di Stoccolma. Per questo chi scrive, nel suo piccolo, nel tentativo di restare onesto (oltre che umano) non ha mai perso di vista la Stella di quel carro così come l’orizzonte liberale mai domato che si respira in città come Haifa o Tel Aviv, dotate di un patrimonio genetico, un dna autenticamente democratico col quale le scelte politiche (in molti casi eccessive ed estremiste) dell’attuale governo israeliano c’entrano poco o nulla. Per cui benissimo hanno fatto militanti lgbt+ doc come Antonello Sannino e il giornalista Pasquale Quaranta, ad accettare l’invito ad andare a partecipare al Pride (che poi per ovvi motivi) non si è potuto tenere a Tel Aviv. Perché sarà sempre meglio avvicinarsi a un paradosso possibile, come spesso è stato, è e sarà la storia di Israele e di ogni nazione libera, piuttosto che arrendersi all’orrore di dittature liberticide e fondate su un terrore (esso stesso paradossale) che tuttavia non potrà mai ammettere alcuna variazione di sfumature diversa dal loro macabro grigiore. Figurarsi la favolosità di arcobaleni che invece dovranno continuare a brillare ancora più alti. E sì, anche nel bel mezzo della tragedia peggiore. Cosa che proprio gli ebrei di buona volontà sanno come nessun altro popolo al mondo
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